lunedì 27 aprile 2020

The Handmaiden (film)



“The Handmaiden”


Introduzione

Dopo aver trattato numerosi Drama, andiamo ad analizzare una superba produzione (sempre Coreana), ma questa volta per il grande schermo.

Questa pellicola ha in concorso al cinema di cannes del 2016, come migliore selezione nella lista dei film stranieri, il regista è lo stesso della famosa trilogia della vendetta, ovvero Park Chan-wook.

Qui ci troviamo di fronte ad una vera e propria produzione ad alto livello, fotografia e regia sono superbe, scene languide e saffiche, si muovono perfettamente in un quadro perfetto ed artisticamente meraviglioso. L’erotismo è visto sempre con un occhio critico e accusatorio, ma personalmente i corpi di queste due donne (le due protagoniste del film) così sinuose e filiformi, seni minuti ma allo stesso tempo belli come una cesta di pesche mature, sono un contorno perfetto a quell’erotismo d’alta classe, mai volgare, ma sempre incastrato nella sua giusta collocazione.



Trama

La giovane ereditiera Hideko, alle soglie della maggiore età, è orfana di entrambi i genitori ed ha perso una zia, sorella della madre, cui era particolarmente legata. Vive quasi reclusa nella grande villa dello zio, un ricco collezionista di libri erotici che intende sposarla per impadronirsi del suo patrimonio.

Uno spregiudicato truffatore, che da tempo si fa chiamare Conte Fujiwara millantando origini nobiliari, riesce a far assumere come domestica di Hideko l'abile borseggiatrice Sook-hee. Egli intende servirsi della ragazza per scardinare l'equilibrio della casa, sposare Hideko, mettere le mani sul suo patrimonio e infine sbarazzarsene, rinchiudendola in manicomio.



Recensione
Mi sono trovato subito spiazzato nel vedere questa pellicola, partendo dalla premessa che adoro i film erotici, soprattutto quelli collocati in contesti storici (qui tutta la storia è ambientata durante l’occupazione giapponese, in corea del sud)Park Chan Wook (già autore della trilogia della vendetta) ci regala una piccola perla di rara bellezza, prende un romanzo dell’Inghilterra vittoriana, e ne ricontestualizza la narrazione, senza però tralasciare il phatos e la sensualità della storia originale. All’inizio ci si trova catapultati in una situazione di divisione, dove una donna con in grembo un bambino, si appresta a salutare una schiera di altre donne, spicca tra tutte una disperata da questa separazione, esprime il desiderio di andare lei in “quella casa giapponese”, dove la protagonista dovrà recarsi. Situazione tragica, che però non ci viene spiegata (per lo meno non subito), una separazione obbligatoria per la sopravvivenza, almeno questo è quello che sembra.

Qui abbiamo le prime trovate artistiche, che solo un regista come Wook sa regalare, questi primi piani, sui visi sporchi e vissuti, suoni ovattati, particolare è il rumore in una scena, mentre la protagonista si appresta a mangiare, un pasto frugale, il suono della carta dove è conservato il cibo, è il centro della scena, mentre un’auto porta la giovane, alla famosa villa giapponese. Un’inquadratura panoramica dall’alto, lenta e a tratti ferma, ci guida in quella che sarà la storia che sta per iniziare, mentre una voce racconta cosa sta succedendo.

Ponendo lo spettare in una direzione davvero singolare, questo film è diviso in tre atti (come un’opera teatrale), dove nella prima ci viene snocciolata solo una piccola porzione della narrazione (la prima parte stessa è divisa in due tronconi), poi rivelata man mano che si prosegue nella storia. Le riprese si fanno sempre più interessanti, con movimenti camera delicati e a tratti molto approfonditi, viene presentata la nobildonna giapponese (Lady Hideko) e i primi approcci di Sook-hee con la nobildonna giapponese, sono impacciati e quasi timidi, lei cerca di farla sentire a suo agio, e ne prende subito cura come farebbe una mamma con la propria figlia. Una scena in particolare qui fa da apriporta a quello che succederà più avanti nella storia, ed è forse un’apoteosi di sensualità, ed erotismo inespresso. La dama giapponese, è nella vasca, la serva le fa il bagno, curandone con delicatezza le forme del suo corpo, sparge petali e Sali nella vasca, mentre la dama consuma un leccalecca (sembra di vedere davvero una bambina che gioca e si diverte), ma ad un certo punto una frase di lei:” Credo di avere un dente scheggiato, mi duole sempre da questa parte” indicando la parte sinistra della guancia. Da qui un gioco di sguardi, Sook-hee prende un ditale d’argento per strofinarlo delicatamente sul dente scheggiato, una poesia fatta d seni che si cercano, labbra che vengono umidite con la lingua, mentre in un carosello di inquadrature, le due donne sembrano fare l’amore solo guardandosi. Sono tante altre le trovate geniali, artisticamente sublimi di questo film, ma senza fare spoiler mi limito a questa scena, avanti verranno davvero prese posizioni magistralmente perfette, la storia si scriverà man mano che lo spettatore prenderà coscienza di quello che sta vedendo, per poi gettare il suddetto in un “ma allora era così”, fino agli ultimi minuti di pellicola. Il finale poi, è una poesia inespressa, in una delle scene di sesso più belle che abbia mai visto in un film di questo genere. In conclusione, passando per case gigantesche, manicomi oppressivi, tradimenti, e amori proibiti, questo The handmaiden, è un prodotto perfetto in tutti i sensi, con un cast di prime donne coreane pressoché stupendo (Kim Tae-ri nella parte di Sook-hee, è una delle espressioni recitative più belle che abbia mai visto, ha tutto, bellezza e talento, sensualità ed erotismo), una regia delle più belle che ci possa essere, ed una storia trasposta perfettamente da quella originale, aggiungendo quel qualcosa in più, che solo l’orienta sa fare. Non vado oltre, dico solo che questa pellicola va vista, va vissuta, affrontata e analizzata. L’erotismo è un’arte, se non è volgare poi, diventa una perla di rara bellezza.



Ps. Consiglio la visione se apprezzerete Kim Tae-ri nella sua interpretazione in questo “The Handmaiden”, del Drama Mr Sunshine (presente su Netflix). Anche qui in un contesto storico passato, ed anche qui una sua prova di magistrale perfezione.

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